Potrebbero essere i nomi di due personaggi di una nuova serie TV oppure di un romanzo di Joe Lansdale, Bit e Arché, amici per la pelle in giro per il Midwest americano a combinar guai. In realtà di una storia si tratta, ma molto più antica.
Risale a circa 3.000 anni fa quando i primi filosofi greci iniziarono ad affrontare il problema/desiderio di andare “oltre” l'esperienza per comprendere le cause della realtà. Partendo da questa esigenza ogni filosofo dedicò i suoi sforzi alla ricerca di un elemento unificante, di un principio primo che costituisse l’origine e il fondamento dei fenomeni variegati e delle sostanze e forme diverse che si presentano in natura.
Questa forza primigenia che domina il mondo, da cui tutto proviene e a cui tutto tornerà è appunto l'Arché, il primo dei due amici di prima.
Talete (VII-VI sec. a. C.) fu il primo filosofo della storia che iniziò la ricerca dell’archè (ἀρχή) e indicò il principio primo nell’acqua, forse per la sua presenza ubiquitaria in natura e per la capacità di assumere tre stati diversi. A Talete seguirono Anassimandro e Anassimene e poi ancora altri che identificarono l’arché con altre sostanze, dall’aria al fuoco.
Vero punto di svolta si ebbe con Pitagora, il quale fu il primo a indicare l’arché in un principio astratto, il numero: ciò costituì una novità importante, rappresentando di fatto il passaggio dalla filosofia realistica alla filosofia intellettualistica.
Saltando di anni e secoli arriviamo più o meno ai giorni nostri per notare come l'arché pitagorico, il numero, abbia notevoli punti di contatto con un nuovo e moderno archè, la cosiddetta informazione.
Oggi, riprendendo il filo di quell’antico interrogativo, molti scienziati e pensatori, traendo spunto e illuminazione da quella macchina straordinaria che è il computer, hanno individuato il principio di tutte le cose nell’informazione. Così il bit, l'altro amico sopracitato o anche più semplicemente l’unità elementare dell’informazione, diventa il costituente ultimo della realtà. L’universo acquista così le sembianze di un immenso computer sempre in funzione che senza fermarsi mai calcola sé stesso e tutte le proprie componenti. Il punto d'origine è il Bit Bang (da “La nascita della filosofia digitale” di Giuseppe O. Longo e Andrea Baccaro), un'esplosione di informazioni.
Citando Gregory Chatin possiamo dire che in quest'ottica “Tutto è algoritmo e Dio è un programmatore”.
Si compie così il passaggio dalla filosofia pitagorica alla filosofia digitale la quale si caratterizza per ipertestualità, interconnessione a rete e la libera condivisione, nient'altro che i principi regolatori su cui si basa la nostra vita digitale e che ormai abbiamo imparato a riconoscere come normalità.
E attraverso tutto questo impariamo a conoscere e a decifrare il mondo che ci circonda.