Titolo acchiappaclic, lo ammetto. Dire che il digitale annoia andrebbe contro ogni logica e dato di fatto. Stiamo dalla mattina alla sera con gli occhi su uno schermo connesso a una rete a chattare con qualcuno o schiavi di algoritmi che ci consigliano cosa mangiare in base all’umidità presente nell’aria.
E guai a chi ci toglie la connessione, poveri noi se dimentichiamo lo smartphone a casa, tragedia se si scarica la batteria.
No, lo ammetto (la terza ammissione la farò solo quando il gallo due volte) il Digitale non è noioso nel senso di “che barba che noia, che noia che barba” immaginando la Mondaini rotolarsi tra le lenzuola, il Digitale è noioso - o lo diventerà presto per molti di noi - perché rende tutto così 1. semplice 2. uguale e 3. ripetitivo.
Uno, due e tre. Sempre così.
Ma ragioniamoci un attimo insieme immergendoci anche in uno di quei viaggi vintage che tanto piacciono e vanno di moda… bello Stranger Things eh?
Semplice
Allora, partiamo dal semplice, il Digitale è senza dubbio molto semplice. Parliamoci chiaro è la sua forza, rendere semplici cosa complesse. Vuoi sapere chi ha inventato le strisce pedonali? Google o Wikipedia et voila. Vuoi vedere il Lago dei Cigni di Čajkovskij? C’è Youtube. Vuoi mandare un messaggio a Barak Obama? Dai che tutti almeno una volta ci abbiamo pensato… ecco che c’è Twitter!
Ognuna di queste operazioni - grazie al digitale - è semplicissima. Due minuti ed è fatto. Che figata 😎
Però, oh, ma chi è che ha mai visto il lago dei cigni su youtube o ha mandato davvero un messaggio a Obama? Suppongo in pochi. Abbiamo un potenziale immenso, nessun uomo mai in tutta la storia dell’evoluzione umana ha avuto la possibilità di fare ciò che possiamo fare noi oggi comodamente seduti sul divano. Però vabbè lo faccio domani. Oppure leggo e dopo due minuti mi dimentico le cose. O ancora passo ore a cercare il film da vedere su Netflix e poi spengo. Semplice, ma è così.
Uguale
Lo ricordate il rumore della puntina che cercava il binario sul vinile e dopo qualche giro partiva la musica? Un po’ gracchiante, ogni tanto saltava, ogni volta bisognava sperare che tutto andasse bene. E l’audiocassetta che ogni tanto perdeva il nastro e con la bic (ogni altra penna era solo un palliativo inutile) lo dovevamo riavvolgere all’interno? Che quando accadeva e riuscivamo a rimettere tutto in ordine ci sentivamo dei novelli MacGyver, che soddisfazione.
Per non parlare di quando si partiva per un viaggio on the road cartina alla mano e poi si finiva sempre a chiedere indicazioni al vecchietto all’angolo, che la maggior parte delle volte non capiva dove volevamo andare o eravamo noi a non capire lui cosa ci stesse dicendo.
Vabbè, basta. Penso che avete capito dove voglio andare a parare.
Oggi facciamo tutto allo stesso modo: mano in tasca, tiriamo fuori il cellulare e via. Musica, video, film, indicazioni, balletto, scissione nucleare, manuale delle istruzioni della libreria Billy. Tutto uguale. Stessi gesti, rumori, profumi, sapori, emozioni. Non voglio fare il sentimentale, anzi, meno male che abbiamo inventato il digitale che ci permette di portare un gradino avanti la scala evolutiva.
Faccio solo presente che di solito quando facciamo sempre le stesse cose, prima o poi ci annoiamo e non le facciamo più. Stop e andiamo avanti.
Ripetitivo
Sveglia alle 6.30, posponi. Altri 5 minuti e posponi di nuovo. Ti alzi e guardi lo stream Facebook, leggi le mail. Gli occhi ancora non sono del tutto aperti e rispondi ai messaggi Whatsapp mandati durante la notte. Ma perché non dormite la notte?
Così tutta la giornata. Ognuno con la sua personale ripetitività. Lavoro, hobby, intrattenimento. Sempre le stesse App. Sempre la stessa manualità. Occhi sullo stesso schermo. Così tutti i giorni.
Non voglio spaventare nessuno, ma è così e capita qualche volta di non ricordare neanche che anno è, che giorno è (se hai pensato a Lucio Battisti, ti voglio bene ☺️).
Adesso chiudiamo gli occhi e immagiamo di fare ossessivamente la stessa cosa per tanto tempo, tutti i giorni… chessò… pelare le palate. Ecco, immaginiamo di pelare le patate per ore e ore e giorni.
Qual è la sensazione che ci smuove dentro? Ve lo dico io: DUPALLE!
Ma arriviamo al dunque con un ragionamento lapalissiamo, così come farebbe il mai troppo rimpianto il mitico “re dell’ovvio” Catalano:
meglio fare cose sempre nuove, originali ed emozionanti, che cose semplici, sempre uguali e ripetitive!
Che sia messo agli atti: il digitale ha anche degli effetti collaterali. E la possibile noia che ogni tanto sopravviene è uno di questi. Niente di tragico, ma dobbiamo sapere che il rischio c’è. La situazione è seria, ma non è grave.
Però ci sono anche rimedi. Il primo è che ci abitueremo. Non so come e non so quando, ma ci siamo abituati a tutto e quindi ci abitueremo anche a vivere nello stesso modo la visione di un film, la partecipazione a un concerto, leggere il Nome della Rosa.
Il secondo è cercare di vivere in modi e momenti diversi le varie esperienze. Mi spiego meglio. Secondo me è importante non fare tutte le attività nello stesso modo (sul divano con cellulare o tablet, insomma). Impariamo a differenziare i momenti e per quello che è possibile anche gli strumenti.
Per esempio possiamo scegliere di leggere con un ebook reader che ci permette una lettura immersiva migliore e senza notifiche che ci distraggono. Ascoltare la musica o i podcast con un ipod. Andare sui social solo tramite pc disinstallando le app dal cellulare. Vedere i film dalla Tv. Usare smartphone e tablet solo per lavoro e messaggistica.
Allo stesso modo possiamo escludere completamente smartphone e tablet dalla stanza da letto, riservando gli ultimi minuti della giornata alla lettura di un buon libro e i primi della mattina a una meravigliosa sveglia vintage, che si può lanciare dalla finestra, ma non si può posporre ❤️