L'ottimismo della ragione
Uno sguardo su cosa è accaduto per affrontare al meglio ciò che sta accadendo
Durante l'evoluzione umana, ogni volta che è accaduto qualcosa di straordinario - grande scoperta, carestia, pandemia, rivoluzione sociale o industriale - c'è stato sempre un forte e diffuso disorientamento. Il genere umano non è mai arrivato ai grandi appuntamenti con la storia veramente preparato a ciò che gli stava per succedere.
(il post è lungo, però ci sono molti aneddoti interessanti, non mollare 😉)
I primi Homo Erectus non riuscirono subito a controllare il fuoco e anzi probabilmente molti di loro fecero prove e tentativi assurdi prima di capirci qualcosa. Molti magari provavano a morderlo, prenderlo con le mani oppure ci gettavano i figli in un processo di purificazione.
Invece durante la peste nera del '300 si diffusero nelle strade bande di penitenti che giravano in processione flagellandosi, aumentando in questo le possibilità di contagio diventando causa del male che volevano combattere.
Anche oggi, nonostante il picco evolutivo della specie umana, viviamo un momento di grandissima incertezza e non riusciamo ad adeguarci a ciò che stiamo vivendo. E questo ci porta a commettere grandissime sciocchezze.
Ma perché accade?
Beh le motivazioni possono essere tante, ma sicuramente quando siamo disorientati, impauriti, impreparati, corriamo il rischio di prendere decisioni basandoci su percezioni errate (il fuoco mi riscalda, quindi se lo tocco è una cosa buona), ideologie (se mi flaggello Dio mi protegge), distorsioni cognitive che ci portano a trarre conclusioni arbitrarie in mancanza di evidenze e informazioni chiare.
Già sapete dove voglio arrivare: tutto ciò lo stiamo vivendo anche noi oggi, durante la pandemia più grave degli ultimi secoli, che è contemporaneamente anche la più grande crisi economica e sociale degli ultimi 70 anni.
(diciamolo, siamo completamente impreparati ad affrontare tutto questo)
Non dobbiamo vergorgnarcene, anche i nostri nonni, avi e progenitori ominidi non erano pronti a vivere e affrontare le conseguenze dell'era glaciale, della prima rivoluzione industriale o dell'invenzione della bomba atomica. Eppure il progetto Manhattan era portato avanti da un bel gruppo di capoccioni, ma vabbè questa è un'altra storia.
Tornando al nostro problema di affrontare cose fuori dall'ordinario dobbiamo però ammettere che, rispetto agli ominidi dinnanzi alle fiamme, oggi abbiamo qualche strumento in più per gestire le complessità.
(per esempio sappiamo che ce la siamo sempre cavata)
Accade una cosa imprevista, ci sconvolge la vita come eravamo abituati a conoscerla, pian piano ci assestiamo, scopriamo la pennicillina, ci rendiamo conto che la fiamma e il nucleare vanno controllati altrimenti ci ammazzano e così via. Insomma con molta cautela possiamo pertanto affermare che ce la caveremo anche questa volta.
In quanto tempo? Come? Beh anche qui possiamo ipotizzare più risposte.
Per domare il fuoco gli studiosi credono ci siano voluti circa 2 milioni di anni. La peste invece ha imperversato per oltre cento anni tra il 1347 e il 1480 uccidendo 20 milioni di persone, una persona su tre.
Oggi invece le cose scorrono molto più velocemente, nel bene e nel male. Il nazismo in un decennio ha portato alla guerra più sanguinosa della storia, ha sterminato 7 milioni di ebrei e dopo 5 anni la Germania era di nuovo in sella tra i fondatori dell'Unione Europea. Così come USA e Giappone non fecero passare molto tempo dalle due bombe atomiche per riallacciare i rapporti.
E poi c'è un altro esempio che deve indurci ottimismo: in un anno abbiamo sviluppato un vaccino capace di arrestare la diffusione del virus più subdolo da secoli a questa parte. In un solo anno, anzi meno. Edward Jenner sarebbe molto fiero di noi.
(ma arriviamo alle conclusioni, siete stati bravissimi 😃)
Abbiamo da un lato un qualcosa di inaspettato dalle conseguenze devastanti e una evidente difficoltà ad accettare questa nuova complessità imprevista; dall'altro però abbiamo la capacità dell'uomo - unica nel genere animale - di evolversi fino a trovare un nuovo punto di equilibrio attraverso il metodo scientifico, la ricerca, lo studio e, lasciatemelo dire, l'intelligenza collettiva.
Quanto più bravi saremo a percorrere la strada del progesso tecnologico e sociale, della ricerca scientifica, dei dati a supporto delle decisioni, ignorando i flagellatori, gli imbonitori, i bias cognitivi, tanto prima usciremo dalla crisi con la possibilità concreta di iniziare una nuova era ad un nuovo step della scala evolutiva della specie umana.