Vilfredo Federico Pareto - tra le tante cose - teorizzò l’ottimo paretiano o anche punto di efficienza, un concetto applicato in economia, teoria dei giochi, ingegneria e scienze sociali, che si ha quando l’allocazione delle risorse è tale che non è possibile apportare miglioramenti a un sistema.
Nel Cours d'Économie Politique (Losanna, 1896), Pareto sostenne che si può dimostrare che, in una situazione in cui le risorse iniziali sono date, un sistema di mercati perfettamente concorrenziali assicura allocazioni ottimali. Un'allocazione ottimale è caratterizzata dal fatto che, date le usuali ipotesi sulle preferenze o sulla tecnologia, è impossibile ottenere migliori livelli di benessere di qualcun altro, o la produzione di qualche altro bene
In pratica quando si è in presenza di alcune condizioni “ottimali”, e Pareto quando ne parla intende concorrenza pura e perfetta organizzazione delle risorse di produzione, nessuna persona può migliorare la propria condizione senza che qualcun altro peggiori contemporanemente la sua.
Come è evidente, l’equilibrio paretiano non comporta una giusta distribuzione delle risorse, ma si limita solo a dire che se una persona è ricca 80 e un’altra 20, la persona più povera potrà arricchirsi fino a 25 solo se la prima si impoverirà fino a 75. E viceversa.
Pareto per questo motivo affidava allo Stato il compito di intervenire nei casi in cui il punto di equilibrio non risultasse equo e accettabile da parte della società, in modo tale da ridistribuire le risorse tra gli individui attraverso, per esempio, l’imposizione di imposte distorsive.
Ricapitolando
Pareto ci parla di un mercato perfettamente concorrenziale, il quale attraverso l’interazione dei soggetti raggiunge un punto ottimale di equilibrio, cioè un punto di equilibrio dove nessuno può diventare più ricco senza diminuire la ricchezza di qualcun altro. Se poi questo stato delle cose non è equo agli occhi della maggior parte delle persone ecco che interviene lo Stato per ridistribuire le risorse.
Ok? Tutto chiaro? Andiamo avanti.
Pareto quindi credeva nelle perfette regole del libero mercato e nella forza delle brave persone di aggiustare eventuali distorsioni: uno è più ricco di un altro? Basta muovere alcune leve ed il sistema troverà un equilibrio più equo e tutti vissero felici e contenti.
Ma la realtà non è proprio così… vero?
Lasciamo perdere perché non è così, sarebbe una discussione lunga e dalle tante derivazioni. La realtà è che purtroppo nessun sistema politico-economico è riuscito a salvare capra e cavoli, tutti più o meno hanno fallito.
Mettiamo solo da parte il concetto che finora non siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti, ovvero avere una società più ricca, più libera e contemporaneamente che le risorse distribuite siano equamente tra tutti gli individui.
Finora abbiamo fallito, ma se in questo ragionamento aggiungiamo la variabile digitale?
Il digitale. La rivoluzione digitale. Forse le cose possono cambiare. Addirittura possono cambiare radicalmente. Fino a pochi decenni fa l’umanità non aveva mai avuto una leva così potente e dirompente, abilitante di nuova ricchezza, moltiplicatrice di valore. E allora perché non dobbiamo ipotizzare che sia anche capace di rendere tutti gli individui più ricchi e più liberi? Ed allo stesso momento capace di trasformare il mondo in un posto migliore, più giusto ed equo?
Il digitale può inrandire la torta, rendere il sistema più ricco, offrire la possibilità a chi è ricco 20 di aumentare il proprio stato di benessere senza andare a toccare le risorse di chi ha 80, evitando reazioni contrarie e spingendo in alto il punto di ottimo paretiano. Ovviamente la ricchezza non va misurata solo in termini economici. Il digitale ci rende (può rendere?) tutti più ricchi di cultura, di possibilità, di informazioni, di opportunità.
Una società più ricca culturalmente è di conseguenza più libera e giusta.
Mai come oggi, grazie alla rete, alle interconnessioni, agli strumenti digitali possiamo avere una democrazia partecipata e partecipativa. Mai come oggi possiamo raggiungere un nuovo equilibrio paretiano, dove la migliore allocazione delle risorse sia effettivamente più giusta ed equa. Mai come oggi abbiamo la possibilità di costruire un mondo migliore. Mai come oggi si hanno a disposizione opportunità così grandi.
Pareto il digitale non l’ha avuto, noi sì!