Umanità e AI: un dialogo che attraversa i secoli
Da millenni ci poniamo le stesse domande e abbiamo gli stessi obiettivi: l'intelligenza artificiale non è un fenomeno nuovo, ma solo un altro straordinario passo evolutivo dell'uomo.
L'idea di creare macchine che imitano il comportamento umano non è nuova, anzi. Più di 2200 anni fa, Filone di Bisanzio un inventore del III secolo A.C. costruì una delle prime macchine di questo tipo: un’ancella automatica, descritta nel suo trattato Pneumatica, capace di miscelare automaticamente vino e acqua, dimostrando avanzate competenze della meccanica e della fisica.
L'ancella automatica era un automa progettato per servire bevande. All'interno della macchina, c'erano due contenitori separati per l'acqua e il vino. Con una brocca nella mano destra e l'altra mano libera per sostenere un bicchiere, l'ancella era in grado di avviare un flusso di vino e acqua che si mescolavano automaticamente nella brocca, seguendo la pratica comune di quel tempo di diluire il vino per renderlo meno forte.
È quindi evidente come l'automazione e la robotica, come le conosciamo oggi, abbiano le loro radici nella storia antica, perché l'idea di base è la stessa: fare in modo che le macchine ci aiutino a fare le cose più facilmente o - meglio ancora - a farle al posto nostro.
Il passaggio dagli automi antichi all’intelligenza artificiale (come noi oggi la conosciamo) è stato lungo e tortuoso, ma sempre guidato dalla stessa aspirazione: creare macchine che possano eseguire compiti umani.
Nel XX secolo, figure come Alan Turing hanno esplorato la possibilità che le macchine imitassero il pensiero umano, mentre oggi, i robot e i programmi di AI stanno diventando sempre più sofisticati, al punto da sfidare la nostra capacità di distinguerli dagli esseri umani.
Interessante è il pensiero di Brunello Cucinelli il quale afferma che vede l’AI come una moderna ancella al servizio dell'umanità, un mezzo per amplificare la creatività e il genio umano, non dissimile dalle automazioni di Filone di Bisanzio.
Cucinelli riflette sull'importanza di un approccio etico all'IA, che rispetti i valori umani e migliori la qualità della vita, liberando le persone dai lavori più gravosi e permettendo loro di vivere in armonia con la natura. Il potenziale dell'IA è quello di connetterci alla saggezza del passato e di ispirare il futuro, pur rimanendo consapevoli dei limiti emotivi e relazionali delle macchine incapaci di provare emozioni vere come gli esseri umani.
Un Robot per quanto evoluto potrà mai alzare gli occhi al cielo è provare commozione?